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6.Un desiderio: lavorare con alcune amiche di Diotima sulla laicità

di Danila Baldo
venerdì 17 dicembre 2010

A Lodi ci siamo incontrate venerdì 19 novembre scorso, come gruppo IFE, per pensare a possibili intrecci e azioni con il gruppo filosofico di Diotima, e in particolare con la filosofa Chiara Zamboni, che Nicoletta e Emanuela avevano ascoltato in un seminario qualche settimana fa e avevano trovato estremamente interessante. Parlando in seguito con la docente di filosofia del linguaggio dell’Università di Verona, avevano trovato in lei una chiara disponibilità a confrontarsi su un piano di pratica politica femminista e contaminare così, arendtianamente, i due mondi della teoria filosofica e dell’azione nella società. Una prospettiva, che è apparso fondamentale far emergere nel dibattito politico sociale in corso, è quella della famiglia intesa con sensibilità laica, un intendere la famiglia come luogo della relazione e degli affetti, dello scambio emozionale e della condivisione, piuttosto che come istituzione regolata e sancita da codici autoritari, religiosi e non. Il rischio che si arretri a una visione asfittica della famiglia – coppia eterosessuale con figli, legata dal sacro vincolo del matrimonio – è grande. La difesa della “famiglia tradizionale”, alla “Conferenza nazionale sulla famiglia”, tenutasi recentemente a Milano, avanzata inizialmente dal ministro Sacconi, che ha parlato di aiuti “solo agli sposi con figli” e poi dal sottosegretario con delega alle politiche della famiglia, Giovanardi, docet! Le parole di quest’ultimo: “Io ho detto che sono contrario sia all’adozione da parte di single che di gay perché ciò significherebbe danneggiare le coppie regolarmente sposate che sono in lista d’attesa” sono emblematiche di una regressione culturale che ci fa andare indietro di decenni. Chiara Zamboni è studiosa della filosofa spagnola Maria Zambrano (1904-1991), una delle prime donne spagnole a intraprendere la carriera universitaria in un periodo in cui vi era un’egemonia maschile che non ammetteva aperture culturali al sesso femminile, autrice de La tomba di Antigone. Antigone è l’eroina sofoclea che si ribella alla fredda legge di stato, che impone di non seppellire i traditori, e che segue la legge più antica e sentita come più autentica del dovere di dare sepoltura ai morti, che cela il suo affetto per il fratello, mai dichiarato con parole razionali, ma fatto vivere nell’azione. Nel testo La tomba di Antigone, Zambrano propone la vicenda della tragica eroina sofoclea in una chiave rivisitata rispetto alla tradizionale tragedia: qui, infatti, la giovane non muore suicida, bensì continua a vivere in quello spazio angusto che è la tomba in cui è stata confinata. In realtà, l’isolamento di Antigone e il suo mantenersi in uno stato intermedio tra la vita e la morte, tra la luce e il buio, le dà l’opportunità di riflettere in merito alla propria condizione e di raggiungere la verità del suo essere lì oltre le leggi della città e il potere arrogante maschile. La Zambrano rifiuta l’idea di una vita indirizzata o tesa alla freddezza teorica, e contrasta l’antinomia fra sapere/potere/logica e amore/famiglia. Il testo La tomba di Antigone racchiude il nucleo del pensiero di Maria Zambrano, una donna che, in quanto tale, rivendica la volontà dell’essere femminile di integrare affetti e passione con la ragione. Dall’Antigone di Maria Zambrano alla lingua viva, lingua madre, parola vivente studiata da Chiara Zamboni. La nostra sfida è coniugare/contaminare il discorso filosofico, finalmente volto anche alla dimensione terrena e quotidiana dell’esperienza vissuta propria delle donne -indagata con gli stessi onori del sacro- con un discorso di pratica politica, nel caso specifico sulla famiglia, che per poter incidere veramente nelle azioni sociali deve toccare la trasformazione e la crescita culturale. Sarebbe molto bello riuscire a lavorare con una classe di liceo, realizzando una rappresentazione teatrale dell’opera di Maria Zambrano, e poi legare al momento finale della presentazione del lavoro alla città un intervento di Chiara Zamboni ed altre donne invitate da IFE, per discutere insieme del modello culturale che può portare al riconoscimento di tutti i diritti fondamentali per le tante tipologie di famiglie che esistono nella nostra realtà complessa. È quello che cercheremo di fare, il percorso è appena iniziato. Danila Baldo – IFE Lodi



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