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Altersummit di Atene, 7/9 giugno 2013

Il manifesto europeo di AlterSummit
giovedì 16 maggio 2013

  Un MANIFESTO dei Popoli

Le nostre urgenti e comuni priorità per una Europa Democratica, ecologica e femminista   FERMIAMO L’AUSTERITY E RIVENDICHIAMO UNA REALE DEMOCRAZIA!   L’Europa si trova sul bordo di un precipizio, proiettata verso l’abisso. Le politiche di austerità portano i popoli dell’Europa nella povertà, minano la democrazia e smantellano le politiche sociali. Crescenti disuguaglianze mettono in pericolo la coesione sociale. La distruzione ecologica sta peggiorando e nello stesso tempo acute crisi umanitarie devastano i paesi più colpiti.

Le donne e i giovani sono i più convolti.   L’oligarchia europea impiega metodi sempre più autoritari per puntellare un fallimentare sistema neoliberista, tutto questo nonostante una diffusa protesta e resistenza.

La democrazia e la pace sono minacciate. La discriminazione, religiosa, razzista, omofoba e sessista e i nazionalismi sono in aumento e la crisi si sta aggravando di giorno in giorno. E’ a rischio ora l’esistenza stessa dell’Unione europea , mentre le attuali politiche indeboliscono la solidarietà tra i popoli europei.   La nostra priorità è quella di costruire una Unità Europa basata su uguaglianza, solidarietà e autentica democrazia. Le istituzioni europee e i governi europei oggi servono gli interessi dei mercati finanziari, senza alcun rispetto per la sovranità popolare. Questi devono essere messi sotto il controllo democratico, così come devono prevalere l’interesse pubblico e devono essere rispettate le esigenze ecologiche e sociali. Su questi principi fondiamo le nostre richieste, per una Europa democratica sociale, ecologica e femminista, in solidarietà con i popoli del mondo.     Porre fine alla schiavitù del debito   Il debito pubblico deriva da scelte economiche e politiche che ancora sono nell’agenda delle istituzioni e dei governi europei. Decenni di politiche fiscali regressive hanno consapevolmente e scandalosamente arricchito una piccola minoranza, mentre le entrate pubbliche sono diminuite e istituzioni  pubbliche che utilizzano i soldi pubblici hanno salvato le banche dal fallimento. Le politiche di austerità hanno drenato risorse delle piccole imprese e delle famiglie e aggravato la recessione. La speculazione sui titoli di stato è un gioco banale per le banche private, mentre le finanze pubbliche sono state contaminate dalla corruzione e dalla collusione tra politici e interessi economici privati​​.     Inoltre, in molti paesi il debito privato, al contrario di quello nazionale, è dovuto ai prestiti delle famiglie, un debito aggressivamente promosso dal settore finanziario e dai governi, al fine di compensare la stagnazione dei salari reali, mentre i prezzi sono in aumento. Le misure imposte dalle istituzioni europee e dei governi sono progettati per far pagare alla gente questo debito. Tuttavia, in gran parte, il debito può essere considerato illegittimo visto che è stato accumulato senza alcun riguardo per il bene comune. E ’ormai chiaro che alcuni paesi non saranno mai in grado di rimborsare il loro debito.   I diritti umani devono venire prima della copertura del debito e i bisogni umani prima del profitto. Come questione di urgenza, chiediamo misure a livello europeo per liberare le persone dalla pressione dei mercati finanziari e dalle politiche di austerità. La fiscalità,le tasse e le politiche monetarie devono essere modificate in modo da disinnescare la trappola del debito.

Le nostre comuni e urgenti richieste:

1. Cancellare immediatamente il «memorandum» imposto dalla troika ai paesi più indebitati. Annullare una quota considerevole del debito pubblico senza danneggiare gli interessi dei piccoli obbligazionisti, risparmiatori e pensionati. Le banche e il settore finanziario devono assumere la loro quota delle perdite. Devono essere definite democraticamente specifiche somme da annullare. A questo scopo, la creazioni di istituti revisori dei cittadini sul debito, possono essere un utile strumento.

2. Sospendere i rimborsi fino a quando le popolazioni non saranno protette dal peggioramento della povertà e dalla disoccupazione e fino a che siano garantiti uno sviluppo economico e una transizione ecologica, consolidati i servizi pubblici e rafforzati i diritti sociali ed economici.

3. Mirare al segmento più ricco della popolazione, per  un prelievo di ricchezza una tantum.

4. Mandato e obbligo della Banca centrale europea e di altre istituzioni bancarie pubbliche europee di concedere prestiti direttamente agli Stati con un basso interesse e sotto il controllo democratico senza la "riforma" neoliberista del condizionamento del programma.

Verso un’Europa ecologica e sociale: cancellare l’austerità

In tutta Europa, in particolare nelle sue aree meridionali e orientali, vengono imposte le dure politiche di austerità, apparentemente per ragioni di rimborso e riduzione del debito. Intere popolazioni sono oppresse, la spesa pubblica è tagliata drasticamente in settori essenziali, preziosi investimenti in attività di ricerca o industriali vengono declassati anche se potevano contribuire ad una transizione sociale ed ecologica.

Queste politiche di austerità imposte da istituzioni dell’UE e dai governi europei creano una spirale verso il basso, distruggono le economie, aggiungono al deficit, i debiti, la disoccupazione e la povertà e intensificano la crisi ecologica e il saccheggio dell’ambiente. Nel frattempo, una piccola minoranza continua ad arricchirsi indebitamente. Oggi, più della metà della ricchezza europea è arraffato dal 10% della popolazione. Le attuali politiche sono intenzionalmente studiate per mantenere queste disuguaglianze, così come il modello neoliberista che sta devastando il pianeta e ledendo i diritti democratici e sociali. Noi chiediamo una completa inversione di queste politiche e un diverso modello di società che assicuri la giustizia sociale, l’uguaglianza, una equa distribuzione della ricchezza, la sostenibilità ecologica e la tutela dei beni comuni.

Le nostre comuni e urgenti richieste:

1. Arrestare l’austerity ora: si sta portando l’Europa nella recessione più profonda. Annullare o porre il veto dei trattati e dei regolamenti che la ispirano, come il Patto di Bilancio, il Six-Pack, il two-pack o il Patto per la competitività attualmente in discussione. Gli squilibri commerciali all’interno dell’Unione Monetaria devono essere ridotti tramite delle politiche nazionali di adeguamento del disavanzo, non imponendo l’austerità sui paesi in deficit. La politica di bilancio deve rimanere una scelta democratica.

2. Assicurare una giustizia sociale con giuste, progressive e stabili sistemi di tassazione delle rendite, delle ricchezze, e dei profitti delle imprese, con imposte minime effettive applicate in tutti paesi europei. Revocare l’aumento delle tasse sui consumi, come l’IVA, e ridurre drasticamente quelle sui beni primari. Bandire paradisi fiscali e rafforzare le misure contro frodi, elusioni e evasioni fiscali.

3. Sviluppare un sistema pubblico di scala europea con un programma di investimenti, sotto il controllo sociale per una transizione sociale e ecologica. Questa transizione dovrebbe essere basata su politiche industriali ed agricole che affrontino la crisi ambientale e allo stesso tempo la necessità di creare milioni di posti di lavoro sicuro e dovrebbe sostenere una sostenibilità ecologica e attività socialmente utili di interesse pubblico. Tra queste dovrebbero aumentare i fondi destinati all’educazione, transizione energetica, trasporto pubblico e sovranità alimentare. Dovrebbe essere simultaneamente richiesto un taglio alle spese militari e alle spese dannose socialmente e per l’ambiente. Il bilancio europeo e quelli nazionali dovrà essere riorientato in questa direzione.

4. Rafforzare e sviluppare i beni sociali e ecologici, ridefinire ed espandere i servizi pubblici, inclusa la sanità, la ricerca scientifica, la scuola, asili nido, trasporti e energia, acqua, informazione e cultura, case pubbliche, credito e così via. Fermare la privatizzazione di questi servizi, stabilire la loro proprietà pubblica  o cooperativa e sotto il controllo democratico.

Diritti per tutti: no alla povertà e alla precarietà  

Le politiche di austerity attaccano dirritti sociali ed economici e smantellano la protezione sociale. Queste portano ad una caduta degli standard di vita e in molti paesi acuti disastri umanitari. Le conseguenze sono una massiccia disoccupazione e una seria dequalificazione e delle condizioni di  lavoro e di vita.. Queste, a turno, lasciano un inaccettabile aumento della povertà: oggi, 120 milioni di persone nella UE sono nella povertà. Nel presente contesto di crisi, queste misure sono addirittura accelerate. Attaccano i diritti del Lavoro e il ruolo dei sindacati, inclusa la loro capacità di organizzare e contrattare collettivamente. Impongono la competitività come un principio per dividere i popoli, aumentare i profitti, abbassare i salari e trasformare la natura e le attività umane in  merci. Gli accordi commerciali di libero scambio sono strumenti di dumpig sociale e ecologico. Le persone che vivono in condizioni precarie, come i lavoratori o disoccupati, disabili e molti pensionati sono tra i più colpiti. Tra di loro, le donne, i giovani e i migranti sono in prima linea. Le donne sono particolarmente ferite da attacchi ai diritti del lavoro e sono anche costrette a compensare la demolizione dei servizi pubblici con il lavoro di cura non retribuito, i diritti fondamentali dei migranti vengono negati e una intera generazione di giovani europei è sottoposto a un degrado sociale e a una disoccupazione senza precedenti. Noi chiediamo che ogni persona goda di reali diritti democratici, economici, ambientali e sociali   Le nostre comuni e urgenti richieste:   1. Ripristinare il diritto alla contrattazione collettiva e il diritto di azione collettiva; Salvaguardare o ripristinare gli accordi collettivi e i diritti dei lavoratori minacciati dalle misure di austerità. Garantire la democrazia all’interno del luogo di lavoro, come diritto fondamentale dei lavoratori. Le norme dell’OIL e dalla Carta sociale europea devono essere applicate a tutti i lavoratori, compresi quelli migranti. Porre fine a lavoro precario

2. Fermare il dumping sociale e salariale in Europa e nel mondo, promuovere un terreno comune di garanzie collettive in Europa, in grado di assicurare sistemi di alto livello di sicurezza sociale e ai diritti economici, compresi quelli ottenuti mediante accordi internazionali.

3. Aumentare i salari, stabilire un salario minimo adeguato per ogni lavoratore stabilito per legge o dai contratti collettivi vincolanti in ogni paese e un reddito minimo sufficiente per una vita dignitosa. Diminuire l’orario di lavoro senza diminuire i salari e garantire una giusta ripartizione del lavoro di cura non retribuito, promuovere occupazione sostenibile e di qualità per tutti, con condizioni di lavoro dignitose. Diminuire radicalmente i differenziali salariali nella stessa azienda.

4. Proteggere la sicurezza del mantenimento della casa alle famiglie indebitate e in generale il diritto di tutti a un alloggio decente. Assicurare un accesso effettivo alla prevenzione e all’assistenza sanitaria di qualità per tutti.

5. Imporre l’uguaglianza dei salari, delle pensioni e dell’avanzamento di carriera tra uomini e donne e mettere fuorilegge la discriminazione in base al sesso, l’origine etnica, la nazionalità o l’orientamento sessuale nei luoghi di lavoro. Opporsi energicamente alla violenza sulle donne.

6. Rafforzare il protagonismo sociale e politico dei migranti. Opporsi alle politiche di criminalizzazione dei migranti e dei rifugiati. Assicurare parità di diritti per i migranti e la concessione dell’asilo, chiudere i campi di detenzione, chiudere l’Agenzia FRONTEX e fermare le sue operazioni alle frontiere dell’UE.   Per un’economia democratica: rendere le banche al servizio dell’interesse pubblico

Il crollo del sistema bancario privato, nel 2008 non è stato un incidente, ma piuttosto una conseguenza diretta della finanza che serve solo gli interessi degli azionisti e degli speculatori a scapito dell’interesse pubblico. Negli ultimi decenni, i governi hanno sia autorizzato che incoraggiato questo sistema accondiscendendo ad ogni richiesta del settore finanziario. Molti istituti di credito pubblici o di proprietà cooperativa precedentemente destinate al finanziamento di utili attività regionali sono state privatizzate. Nel frattempo, l’assenza di regolamentazione ha consentito alle organizzazioni criminali in tutto il mondo di riciclare denaro e investire i loro enormi profitti liberamente. I governi hanno risposto alla crisi iniettando centinaia di miliardi di euro nei salvataggi delle banche a spese dei contribuenti e fornendo interessi finanziari con garanzie incondizionate, rafforzando ulteriormente, in tal modo, le banche private. Al fine di rendere il settore bancario e il settore finanziario al servizio dell’interesse pubblico, della società e dell’ambiente da ora in poi, il potere sproporzionato delle istituzioni finanziarie deve essere arrestato con una rigorosa regolamentazione e un controllo pubblico e democratico sulle banche.

Le nostre comuni e urgenti richieste:

1. Rivedere le ampie garanzie concesse alla finanza privata ​​e l’esercizio del controllo pubblico in caso di fallimenti bancari in modo da evitare impatti negativi sulla società. Gli azionisti delle banche fallite, nonché i loro creditori devono assumersi la loro parte di perdite. I piani di rientro delle banche devono essere socializzati.

2. Imporre una efficace e rigorosa regolamentazione delle banche e degli altri istituti finanziari. Imporre la completa separazione tra banche commerciali da quelle di investimento. Vietare l’uso dei paradisi fiscali e attività fuori bilancio. Abolire le norme sul segreto bancario. Porre una tassa sulle transazioni finanziarie e ristabilire il controllo sui flussi di capitali in entrata o in uscita. Rompere con il "troppo grandi per fallire" sulle banche.

3. Imporre il controllo democratico sulle banche e sulle istituzioni finanziarie. Orientare il credito verso attività che creano posti lavoro, incoraggiano uno sviluppo sociale ed ecologico. Dare priorità e incentivi a pubblici e collettivi sistemi di credito cooperativo pubblico.

IN PIEDI PER LA DEMOCRAZIA !

Gli sviluppi attuali in Europa rappresentano la negazione della democrazia. Non solo è il dibattito democratico messo a tacere, ma sono in aumento la repressione contro i movimenti sociali e sono incoraggiate le divisioni tra persone e tra paesi. Il risultato prevedibile è l’ascesa di movimenti razzisti, di destra o fascisti, per il risentimento è in parte diretto contro gli immigrati, i poveri, le minoranze, gli stranieri e / o di altri popoli europei. Il modo migliore per sconfiggere questi movimenti è quello di sbarazzarsi dell’ austerità.

Le alternative ci sono: il nostro compito è quello di cambiare i rapporti di forza per imporre e costruire una vera democrazia politica, sociale ed economica in Europa.

Perché ci rifiutiamo di essere governati da una oligarchia europea auto-nominata,

Perché rifiutiamo lo sfruttamento delle persone e della natura in Europa e nel resto del mondo,

Perché noi rifiutiamo il contributo dell’Unione europea al conflitto e militarizzazione,

Perché chiediamo di porre fine allo sfruttamento e l’oppressione delle donne e una rottura con il sistema patriarcale,

Perché vogliamo una vera democrazia, una reale partecipazione e la sovranità popolare,

Perché vogliamo una società che dia la priorità alle esigenze ecologiche e sociali,

Stiamo costruendo un movimento unito per una, l’Europa sociale, ecologica, femminista e democratica!   Sosteniamo e rafforziamo le nostre rispettive lotte; Ci impegniamo ad unire le forze e a lottare insieme fare delle nostre richieste una realtà  attraverso azioni nazionali ed europee.


In risposta a:

Altersummit di Atene, 7/9 giugno 2013

5 maggio 202021:05, di johndd110
Thank you so much for sharing this great blog.Very inspiring and helpful too.Hope you continue to share more of your ideas.I will definitely love to read. nicaragua travel


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