A fronte dell’ aumento dei femminicidi negli ultimi mesi ( sono già 34 le donne uccise in Italia nel 2013) e della escalation degli ultimi giorni, a Bari, a Roma, a Ostia, a Livorno vogliamo ribadire che la violenza maschile sulle donne non è una questione privata ma politica; non è un’emergenza drammatica e imprevedibile, ma un problema strutturale. Gli attacchi violenti e degradanti, gli oltraggi sessisti nei confronti di donne autorevoli, come la Presidente della Camera Laura Boldrini e la Ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, sono espressione di una cultura sessista e misogina, che non si ferma neanche quando una donna arriva a ricoprire importanti incarichi istituzionali. La Presidente Boldrini ha posto il problema della rete come zona franca dove si possono esporre le peggiori pulsioni dell’odio sessista e l’apologia del reato per stupri e femminicidi, ma è stata (volutamente?) fraintesa come se volesse mettere il bavaglio alla rete. Il problema politico è una cultura ancora troppo piena di pregiudizi e di privilegi. Il femminicidio nei confronti delle donne italiane è sia fisico che simbolico: le aggressioni fisiche, gli attacchi sul web, sono espressione dello stesso odio sessista che vuole negare alle donne la libertà. Noi crediamo, che le Istituzioni tutte debbano adottare politiche attive, coerenti e coordinate per prevenire violazioni del diritto alla vita e all’integrità psico-fisica delle donne, debbano promuovere una nuova cultura delle relazioni tra uomini e donne, anche attraverso la denuncia dell’ingiustizia delle aggressioni sessiste, così come fatto coraggiosamente dalle Ministre. Convinte dell’urgenza di una discontinuità rispetto all’ascolto insufficiente e alle risposte finora inadeguate, torniamo a chiedere con forza un’assunzione di responsabilità istituzionale nel rispetto degli obblighi assunti dal Governo italiano per la verifica e la modifica strutturale del Piano nazionale contro la violenza alle donne del DPO. La doverosa ratifica parlamentare della Convenzione del Consiglio d’Europa (Istanbul 2011) dall’importante significato politico, è il primo passo per superare il ritardo strutturale nelle azioni contro la violenza maschile. Oltre la ratifica serviranno atti e politiche più incisive di prevenzione e sensibilizzazione culturale, attraverso la creazione di reti locali competenti. Vediamo con favore la proposta della Ministra Idem di una task force interministeriale, alla quale riteniamo indispensabile la partecipazione delle esperte delle associazioni di donne e ci auguriamo che il Parlamento voglia davvero istituire una commissione d’inchiesta. Chiediamo che venga garantita la presenza omogenea e capillare sul territorio nazionale, di centri antiviolenza gestiti da associazioni di donne con un approccio di genere, con finanziamenti regolari e continuati nel tempo attraverso i Comuni e finanziati dallo Stato. Chiediamo azioni decise per assicurare un’adeguata formazione rivolta a forze dell’ordine, servizi sanitari e socio sanitari e a tutti i servizi territoriali, magistratura, avvocatura, pubblici ministeri, dei tribunali civili, penali e minorili. Chiediamo infine a giornalisti e operatori una presa di coscienza per un uso non sessista del linguaggio nei mass media sulla violenza contro le donne, che troppo spesso viene rappresentata come amore e raptus, quasi a giustificare i violenti.
Roma 4 maggio 2013 Convenzione No More! convenzioneantiviolenzanomore.blogspot.it ; convenzioneantiviolenza@gmail.com
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