Teresa Noce (Torino, 1900 – Bologna, 1980) è stata una rivoluzionaria professionale: ha attraversato gran parte del ’900 da protagonista, combattendo e vincendo molte battaglie, ma il suo nome non lo si trova né sui libri di scuola né in libreria. Autodidatta, insieme ad Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga e Luigi Longo, che diventerà suo marito, è tra le fondatrici ed i fondatori del PCI.
Con l’avvento del fascismo è stata costretta a espatriare a Parigi dove, sotto la guida di Palmiro Togliatti, ha promosso numerose lotte in Italia. Anche durante numerosi viaggi in Emilia ha svolto un’importante attività antifascista: è stata tra le principali promotrici dello sciopero delle mondine contro la riduzione del salario, e ha diffuso clandestinamente “l’Unità” e “La risaia”. Sempre a Parigi ha contribuito alla nascita del mensile “Noi donne”. Nel ’36 ha partecipato alla guerra di Spagna, prima organizzando ed equipaggiando i volontari che arrivavano da tutta Europa per combattere il fascismo di Francisco Franco nelle fila delle "brigate internazionali"; successivamente con lo pseudonimo Estella, suo nome di battaglia, è stata la direttrice del giornale “Il volontario della libertà”, che dava informazioni sullo svolgimento della guerra ai parenti dei soldati andati a combattere.
Rientrata a Parigi a causa delle sue attività con i francs tireurs et partisans, è finita più volte in carcere. Durante l’ultimo arresto è stata deportata al campo di concentramento di Ravensbruck. Nella sua autobiografia racconta: “per l’8 marzo non potevamo organizzare una festa perché eravamo troppo deboli e affamate, quindi decidemmo di tenere una conferenza”. E l’incarico è stato dato a lei. Per infondere coraggio alle compagne prigioniere, ha tenuto un discorso sulle donne che nella storia avevano lottato per la libertà, per la fine dello sfruttamento e della schiavitù, da Govanna d’Arco alle scioperanti contro i padroni e i fascisti.
Dopo la liberazione è stata una delle “madri” della nostra repubblica: nel 1946, è stata eletta tra le 21 donne - su 556 costituenti-, a partecipare alla stesura della nostra Costituzione. Sempre in quel periodo alla è stata alla guida del sindacato dei tessili, la Fiot, uno dei più importanti dell’epoca e prima firmataria del progetto di legge in difesa della maternità, poi approvato nel ’48.
L’unica battaglia persa da Estella è stata quella con il marito: quando nel ’53 apprende la notizia del divorzio sui giornali, delusa si allontana dal partito, artefice di questa decisione, e sceglie di non ricandidarsi alle successive elezioni politiche e nel 1954 accetta la separazione da Luigi Longo. Porta però avanti le sue ultime lotte in favore delle donne madri, all’interno della CGIL. Muore a Bologna all’età di 80 anni.
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