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Another road for Europe 2

Il documento conclusivo
lunedì 2 luglio 2012

Un’alternativa all’inerzia del Consiglio d’Europa

I 150 partecipanti al Forum Internazionale «Un’altra strada per l’Europa» del 28 giugno 2012 presso il Parlamento europeo a Bruxelles hanno discusso delle alternative praticabili alla mancanza di azione efficace contro la crisi europea attese dal Consiglio europeo di Bruxelles. Tra le azioni concrete richieste, le seguenti assumono il carattere di estrema urgenza:

Confrontare la drammatica accelerazione della crisi finanziaria europea - segnata dall’interazione tra la crisi bancaria e la crisi del debito pubblico - la Banca centrale europea deve agire immediatamente in qualità di prestatore di credito di ultima istanza [che non sia il caso di spiegare ai lettori di Global che la dicitura «lender of last resort» indica un prestito eccezionale per prevenire crisi sistemiche?] nei fondi obbligazionari di Stato. Il problema del debito pubblico va risolto con comune senso di responsabilità dell’eurozona, usando accordi istituzionali che potrebbero essere attuati senza dilazione, il debito va valuta da un’audizione pubblica.

E’ necessario un radicale ridimensionato del settore finanziario con una tassa sulle transazioni finanziarie, limiti alla finanza speculativa e ai movimenti di capitali e con un’estensione del controllo sociale, nello specifico sulle banche che ricevono fondi pubblici. Il sistema finanziario dovrebbe essere trasformato in modo tale da sostenere investimenti produttivi sostenibili da un punto di vista sociale ed ambientale.

Le politiche di austerità dovrebbero essere invertite e il pesante condizionamento imposto ai paesi che ricevono fondi emergenziali europei andrebbe rivisitato; la pericolosa costrizione del Patto di stabilità va rimossa cosicché i paesi possano difendere le spese pubbliche, sociali e i salari mentre l’UE assume un ruolo più ampio nello stimolare la domanda, promuovere la massima occupazione e imboccare un nuovo corso di crescita sostenibile. Inoltre, le politiche europee dovrebbero investire nell’armonizzazione fiscale, mettere la parola fine alla competizione fiscale e spostare il peso fiscale dal lavoro a una più alta tassazioni di profitti e ricchezza.

L’azione dovrebbe partire ora per cambiamenti di lungo termine nelle seguenti direzioni:

Un «new deal» verde può fornire una via d’uscita alla recessione in Europa con importanti investimenti a sostegno di una transizione ecologica verso la sostenibilità, aprendo così a posti di lavoro d’alta qualità, ampliando le conoscenze in nuovi ambiti d’innovazione e allargando le possibilità d’azione a livello locale, in modo particolare sui beni pubblici.

La democrazia deve essere estesa a tutti i livelli in Europa; l’Unione europea va riformata e la concentrazione di potere nelle mani degli Stati più potenti così come si è sviluppata con la crisi va controvertita. L’obiettivo è raggiungere una maggiore partecipazione dei cittadini, un ruolo più significativo del Parlamento europeo e un controllo democratico molto più significativo sulle decisioni chiave. Le prossime elezioni europee del 2014 devono rappresentare un’opportunità per compiere scelte tra le proposte alternative per l’Europa all’interno e trasversalmente negli Stati membri dell’Unione.

Nel rischio di un collasso, le politiche europee devono cambiare strada e un’alleanza tra società civile, sindacati, movimenti sociali e forze politiche progressiste - specialmente nel Parlamento europeo - è imprescindibile per portare l’Europa fuori dalla crisi generata da neoliberalismo e finanza e verso una democrazia effettiva.



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