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Il dolore degli altri

di Penny
giovedì 31 marzo 2022

Faccio fatica a scrivere. Qualsiasi discorso, in un momento come questo mi sembra vuoto, vacuo. Così mi trovo a ragionare intorno al dolore, io, occidentale, bianca, privilegiata, posso concedermelo? Posso pensare al dolore degli e delle ucraine dimenticando che la guerra esiste altrove anche se non la vediamo, ed esiste da molto? E come posso contrappormi a quello che sta succedendo? Come posso non sentirmi responsabile e sentire responsabile la società in cui viviamo?

Mi sento come un criceto sulla ruota, faccio fatica a capire quali sentimenti sono più degni, cosa sia giusto e cosa non lo sia. Un sentimento, però, è sicuro, non sopporto più le fazioni, la certezza di salvare gli uni o gli altri, di avere la verità in tasca su quello che sta succedendo, mi sembrano piccoli atti di guerra continui. La verità è che non ci capisco molto e nonostante provi a informarmi e a mio modo lo abbia sempre fatto, quando mi sembra di riuscire a capire e a sentire, arriva qualcuno che parla di informazioni deviate.

Il problema non è quanto ci stiano o meno intortando i nostri governanti occidentali, ovviamente io non li “salvo”, (d’altronde l’Italia credo spenda di più per gli armamenti che per la scuola), ma è che ci viene chiesto di aderire all’una e all’altra fazione: no pace, sì pace, no vax, sì green pass… ecc, dentro a un calderone continuo, con il risultato che non si ha nemmeno più la possibilità di sentire.

Sentire il dolore degli altri, ucraini o meno, perché se ti dispiace per i civili, per i bambini che muoiono, per gli ospedali bombardati, arriva subito qualcuno che ti ammonisce: sì, però, gli altri? Quelli che scappano dalla Libia? I messicani? I somali, i siriani? E hanno pure ragione, sembra che il colore della pelle, nel 2022 conti ancora e che ci siano profughi di serie A e serie B.

Ma io voglio avere la possibilità di sentire il dolore degli altri, perché, questa richiesta di schieramento continuo, alla fine, ci conduce ad una lotta continua ed estenuante e all’annientamento dei sentimenti di compassione verso l’altro.

Meglio non sentire, voltarsi dall’altra parte per non finire nel girone infernale del chi sta con chi.

Ecco, io non ho certezze ma l’unica che si sta dipanando è quella che di fronte ai civili morti, alla gente che soffre, qualunque essa sia, non voglio diventare indifferente.

Non voglio smettere di sentire perché non so più cosa sentire. Che poi non è il gioco dei potenti?

Non ci sto alla guerra delle contrapposizioni, io sono e rimango una donna di pace.

Punto tutto sulle relazioni, la compassione e la vicinanza.



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