A 40 anni dalla Legge 194 Per una sessualità libera, per la contraccezione gratuita, per essere libere di scegliere!
Le donne stanno lottando in ogni parte del mondo. Di fronte a questa potenza ovunque vediamo un attacco alla libertà che ci siamo conquistate. La contraccezione gratuita, il pieno accesso all’aborto, l’educazione a una sessualità libera sono ancora negati o fortemente ostacolati e, anzi, proprio in questo momento assistiamo al tentativo di sottrarre alle donne il potere e la libertà di decidere sul proprio corpo e sulla propria vita, con la diffusione dell’obiezione di coscienza e con un attacco feroce dell’aborto.
A quarant’anni dall’approvazione della Legge 194, in Italia l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza è sempre più un percorso a ostacoli. Il numero di medici obiettori ha raggiunto una media nazionale del 70%, con punte del 90% in alcune regioni. Solo 390 su 654 strutture dotate di reparti di ostetricia e ginecologia effettuano interruzioni di gravidanza. La pillola abortiva RU486 è somministrata da pochi ospedali e in modo limitato. E non va molto meglio quando in gioco c’è il diritto alla salute durante la gravidanza e il parto.
Possiamo venderci liberamente sul mercato del lavoro ‒ al prezzo più basso e alle condizioni più precarie – solo se contemporaneamente accettiamo di tornare nelle case, di essere responsabili del lavoro riproduttivo e della cura, di supplire ai vuoti lasciati dal welfare. Per le migranti il ricatto del permesso di soggiorno è un ulteriore ostacolo alla libertà di scegliere e all’accesso alla salute. Ci si aspetta che facciano il lavoro di cura o piuttosto che colmino il calo demografico, mentre razzismo e sfruttamento stabiliscono gerarchie e posizioni di subordinazione.
Alla logica antiabortista che cancella la vita delle donne contrapponiamo la nostra libertà, di scegliere e di lottare collettivamente. Contrapponiamo i nostri desideri, la maternità quando è liberamente scelta e la possibilità di rifiutare l’ordine tradizionale della famiglia.
Il 22 e il 26 maggio scenderemo nelle piazze perché sappiamo che la sessualità è un campo di battaglia, non una questione privata o di coscienza individuale. Saremo in piazza per rompere l’isolamento a cui siamo costrette quando affrontiamo l’aborto o quando scegliamo la maternità.
Riaffermiamo la nostra libertà e gli spazi di potere conquistati per dire che la sessualità delle donne non è finalizzata alla procreazione, che la maternità non è un obbligo, che l’aborto è una scelta delle donne ma riguarda anche la sessualità maschile.
Alla libertà di scegliere vogliamo dare un senso nuovo a partire dalla forza di un movimento globale che pretende e reclama una trasformazione dell’intera società. Siamo con le donne argentine che hanno imposto al parlamento di discutere la legalizzazione dell’aborto, con le irlandesi che a maggio voteranno in un referendum per decriminalizzare la procedura per l’aborto, con le polacche che per prime hanno scioperato per bloccare i tentativi del parlamento di proibirlo.
Lottiamo per una sessualità libera, contro la subordinazione e la violenza e per questo: Vogliamo welfare per l’autodeterminazione, la sanità pubblica, laica e a nostra misura, i consultori aperti alle donne di qualunque età, alle persone gay, lesbiche, trans, e alle migranti.
Vogliamo la contraccezione gratuita.
Vogliamo l’accesso gratuito all’assistenza sanitaria per l’ivg, la gravidanza e il parto indipendentemente dalla cittadinanza e dai documenti.
Vogliamo gli obiettori fuori dalle strutture sanitarie pubbliche e dalle farmacie.
Vogliamo la RU486 a 63 giorni e senza ospedalizzazione, somministrata anche nei consultori pubblici.
Vogliamo l’eliminazione delle sanzioni amministrative per le donne che ricorrono all’aborto fuori dalle strutture sanitarie pubbliche.
Vogliamo l’educazione sessuale nelle scuole.
Vogliamo condividere saperi e desideri. Che mille consultorie nascano!
Non Una Di Meno
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