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PERCHÉ SI SAPPIA CIO’ CHE "L’UNICA DEMOCRAZIA DEL MEDIORIENTE" INTENDE NASCONDERE CON LA COMPLICITA’ DEI GRANDI MEZZI DI INFORMAZIONE NOSTRANI.

Anna Farkas, Flavia Donati, Loretta Mussi*
sabato 6 gennaio 2018

PERCHÉ SI SAPPIA CIO’ CHE "L’UNICA DEMOCRAZIA DEL MEDIORIENTE" INTENDE NASCONDERE CON LA COMPLICITA’ DEI GRANDI MEZZI DI INFORMAZIONE NOSTRANI.

All’ alba del 19 dicembre è stata arrestata Ahed Tamimi, un’adolescente palestinese di soli 16 anni con l’accusa di aver schiaffeggiato nei giorni precedenti uno dei due soldati israeliani, che, armati e imbottiti di giubbotto, casco e protezioni sofisticate cercavano di introdursi illegalmente nella sua abitazione nel villaggio di Nabi Saleh. Il giorno successivo sono state arrestate anche la madre e la cugina che si erano recate al centro di detenzione per vederla. Ahed ha, da allora, già affrontato il Tribunale Militare di Ofer che ha confermato la sua detenzione! La sua immagine è stata trasmessa nelle tv israeliane insieme ad un racconto parziale e superficiale dell’accaduto: finalmente era stata arrestata colei che, fin da piccola, osava fronteggiare a mani nude l’esercito occupante. Stava diventando un simbolo della resistenza palestinese. Nei suoi confronti la generalità della stampa israeliana ed il governo esprimono solo sdegno e riprovazione: vili campagne di incitamento, la propaganda e il lavaggio del cervello hanno funzionato, anche questa volta, contro i palestinesi. Ad esempio il Ministro dell’Educazione Naftali Bennett dice “dovrebbe finire i suoi giorni in carcere”. Il noto giornalista israeliano Ben Caspit si è spinto a dichiarare all’Associated Press: “Nel caso di una ragazza, l’ esercito deve esigere un prezzo, al momento opportuno, nell’oscurità, lontano da testimoni e da video-riprese” . Cioè: che venga stuprata.

In Italia silenzio. Nel mondo un racconto manipolato, come nel caso del New York Times ( vedi link sotto richiamato) che fa di tutto per alterare e minimizzare il caso, tanto che Ahed è vista come colei che ha aggredito un povero soldato israeliano, non come una ragazza che ha reagito all’enorme cumulo di sofferenza patito fin da piccola. Perché la sua famiglia, per essersi da sempre battuta contro l’esproprio della terra, contro l’occupazione e contro gli insediamenti coloniali è stata duramente colpita da arresti, morti e feriti. Solo il giorno prima, un suo cugino 14 enne era stato ferito gravemente da un soldato israeliano che gli aveva sparato in pieno volto proiettili di gomma, probabilmente lo stesso soldato che il giorno dopo lei ha affrontato. La famiglia Tamimi vive nel villaggio di Nabi Saleh, circondato dagli insediamenti coloniali illegali di Halamish che hanno rubato la loro terra ed anche la loro sorgente d’acqua. Lo descrive bene Lisa Goldman, una giornalista israeliana che non chiude né gli occhi né il cuore. (vedi link sotto richiamato). Ora, un Tribunale Militare, in violazione del diritto internazionale, potrebbe condannarla ad anni di prigione, come tanti altri minori palestinesi: migliaia sono i bambini e minori passati per le carceri israeliane, centinaia quelli che vi sono ora detenuti, esposti a violenze fisiche e psicologiche, a torture ed isolamento, come comprovato da molte organizzazioni internazionali ed anche israeliane.

La storia di Ahed Tamimi, non ha suscitato emozione e non ha mosso il sostegno che riscosse Malala (la giovane pakistana ribellatasi all’oscurantismo), ed anche il movimento #MeToo resta silente su Ahed: nonostante sia esposta ad abusi gravissimi, a lei non sono dati il sostegno e la pubblicità riservati a celebrità e personaggi di rilievo. Eppure è una ragazzina coraggiosa, leale con la sua terra e la sua comunità e ribelle in modo intelligente ed aperto. In tutto il mondo la vicenda di Ahed ha destato scalpore. Solo in Italia è avvolta dalla solita coltre di silenzio sotto cui vengono occultati tutti gli aspetti più critici dell’occupazione israeliana. Eppure anche l’Italia ha firmato le convenzioni internazionali, inclusa la “Convenzione ONU sui diritti dell’ infanzia e dell’ adolescenza”, che prevedono che gli Stati firmatari si facciano garanti del loro rispetto da parte di tutti i firmatari, Ahed Tamimi, la madre Nariman, la cugina Nour e tutti i minori palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane devono essere liberati!

Anna Farkas, Flavia Donati, Loretta Mussi Della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese Roma 05.01.2018 N.B. Gli articoli apparsi sulla stampa estera sopra citati sono raggiungibili nella versione italiana attivando il link http://bit.ly/2CpPrhA



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